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La "Libera Iniziativa Privata" è argomento sacro?

ROMA, 30 APRILE 2019 – Questa mattina la Corte di giustizia UE ha decretato che il sistema di protezione degli investimenti inserito nel trattato di liberalizzazione commerciale UE-Canada (CETA), è compatibile con il diritto europeo. 
La sentenza legittima un sistema che consente alle multinazionali di fare causa agli Stati dei Popoli europei (sovrani?). 
Tale sistema scoraggia l’approvazione di leggi che minacciano i loro profitti esteri, in quanto qualunque norma – anche se varata per proteggere l’interesse pubblico o l’ambiente – adesso sarà impugnabile dagli INVESTITORI ESTERI che hanno "diritto" ad un rimborso se... hanno investito male, cioè senza conoscere le leggi dello Stato nazionale in cui fanno affari.
Sembra strano tutto ciò, ma per il liberismo non lo è. Perchè? Perchè in effetti esistono o possono esistere leggi che possano intaccare la... "Libera Iniziativa Privata".


Essa è sacra?
Sempre, in tutti i casi e per tutti i motivi?
E' un nuovo dogma?
Una nuova religione mondiale?



Ma noi «rifiutiamo il principio stesso di un tribunale sovranazionale che consente agli investitori esteri, e soltanto a loro, di aggirare le giurisdizioni nazionali ed europee per contrastare una decisione pubblica che non rispecchia le loro aspettative di profitto». 

Secondo il CETA, quando una società ritiene che le proprie aspettative di profitto siano andate deluse dalla legislazione del paese ospitante (in questo caso Canada o UE), può chiedere risarcimento tramite l’arbitrato internazionale (ISDS/ICS), un sistema giudiziario parallelo alle corti ordinarie. L’ICS, ad esempio, sarà composto da un pool di avvocati commerciali, pagati a chiamata, che possono approvare richieste di indennizzo virtualmente illimitate da parte delle imprese, condannando gli Stati a risarcirle o a ritirare le norme contestate.

«Oggi l’arbitrato internazionale è diventato una macchina da soldi che si autoalimenta grazie al conflitto di interessi – afferma Monica Di Sisto. I giudici guadagnano se aumentano i ricorsi, ma le cause provengono unicamente dalle imprese, perché negli arbitrati lo stato può vestire soltanto i panni dell’imputato. Ne consegue che deliberare a favore del privato è l’unico modo per mantenere in salute il meccanismo».

Un meccanismo talmente lucroso da aver attratto, negli ultimi anni, l’interesse di numerosi fondi speculativi, che si offrono di coprire le ingenti spese legali delle società coinvolte (in media 8 milioni di euro) in cambio di una sostanziosa quota del risarcimento ottenuto dalla Nazione perdente in caso di vittoria della multinazionale.
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I dati della Convenzione ONU sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) riferiti a circa 200 cause concluse sulle 900 totali, dimostrano che negli ultimi trent’anni, in tutto il mondo, gli Stati hanno già dovuto pagare 84,4 miliardi di dollari alle imprese private a seguito di sentenze sfavorevoli (67,5 miliardi) o costosi patteggiamenti (16,9 miliardi).

A finire sotto accusa sono legislazioni sull’inquinamento, la ri-pubblicizzazione dei servizi, norme sul lavoro o per tutelare i consumatori da prodotti nocivi. Nel rapporto “Diritti per le persone, regole per le multinazionali”, vengono elencati numerosi casi ancora aperti o passati in giudicato, che dimostrano come l’arbitrato rappresenti a tutti gli effetti un’arma delle multinazionali contro l’ambiente e la sovranità degli stati. L’Italia, per fare un esempio, si trova a fronteggiare 10 cause arbitrali, la più pesante delle quali è stata intentata dalla compagnia petrolifera britannica Rockhopper nel 2017. La richiesta è di 350 milioni di dollariin compensazioni per aver subito il no dell’Italia al rinnovo della concessione per la piattaforma Ombrina Mare, che voleva cercare petrolio nell’Adriatico abruzzese entro le 12 miglia marine.

Nonostante il sistema sia pesantemente sbilanciato a favore delle imprese, l’Unione europea continua a supportarlo, tentando di espanderlo e consolidarlo in una sorta di consiglio internazionale degli investimenti ("Multilateral Investment Court").

Nel frattempo Stati Uniti e Canada, primi paesi industrializzati ad avere tra loro un meccanismo di arbitrato, hanno cambiato idea: dopo averlo approvato nel 1994, hanno di recente rinegoziato il trattato cancellando il meccanismo di protezione speciale degli investitori.
Il Ministro degli Esteri canadese, Chrystia Freeland, ha giustificato la decisione sottolineando i suoi effetti deleteri: «È costato ai contribuenti più di 300 milioni di dollari in risarcimenti e spese legali. L’arbitrato eleva i diritti delle imprese al di sopra di quello dei governi sovrani. Rimuovendolo, abbiamo rafforzato la capacità del nostro governo di regolamentare nell’interesse pubblico e di proteggere la salute e l’ambiente». 







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